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Polmone

che cos'è | fattori di rischio | prevenzione | i segni | diagnosi precoce | perché diagnosi precoce | dal dottore |

Che cos'è:
Il tumore del polmone è costituito da un gruppo di neoplasie originatesi dalle cellule che rivestono la cavità interna dei bronchi e dei bronchioli, quelle cellule cioè che più di altre sono esposte all'azione mutagena dei cancerogeni trasportati dall'aria che respiriamo.

Si distinguono 2 grandi gruppi:

  • il carcinoma a grandi cellule (o tumori non a piccole cellule), i cui tipi più frequenti sono:
    • Carcinoma a cellule squamose - è il tipo più diffuso negli uomini, origina dalle cellule che rivestono le vie respiratorie;
    • Adenocarcinoma - si sviluppa dalle cellule che secernono il muco;
    • Carcinoma a cellule grandi - il nome deriva dalle grandi cellule tondeggianti che si evidenziano quando si esamina un campione bioptico al microscopio.
  • il carcinoma a cellule piccole (o "a chicco d'avena") è così definito dalla caratteristica forma delle cellule. Negli ultimi decenni la variante squamosa è in diminuzione, mentre si osserva un aumento relativo degli adenocarcinomi, verosimilmente in rapporto all'aumentata incidenza di tumore polmonare nelle donne, ove questo istotipo ha maggiore frequenza. Un altro tipo meno comune di tumore polmonare è il mesotelioma, una forma che ha origine dalla pleura, il foglietto che riveste i polmoni.
Il tumore del polmone è al primo posto come causa di morte per tumore negli uomini, ed è in aumento nelle donne. Nel 2000 nell'Unione Europa, sono stati registrati 241.191 nuovi casi di questo cancro, di cui la maggior parte è stata in pazienti di sesso maschile (192.000 casi); invece è stato diagnosticato in solo 48.901 pazienti di sesso femminile. Il numero stimato dei decessi causati da questo cancro nello stesso periodo nell'Unione Europa è stato 231.000, di cui 183.000 erano uomini e 49.000 donne. In Italia, l'incidenza di questo tumore è di 25.800 casi per gli uomini e di 5.400 per le donne. Da solo, rappresenta il 20% di tutte le cause di morte di tumore in Italia.
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Fattori di rischio:
I fattori che aumentano il rischio di sviluppare il carcinoma polmonare sono:
  1. Condizione di fumatore.
    • Tra i fattori di rischio, il fumo di sigaretta svolge un ruolo predominante, essendo responsabile dell'80% dei nuovi casi. Un uomo che fuma ha 23 volte più probabilità di ammalarsi di cancro al polmone di uno che non fuma, mentre per le donne il pericolo è 13 volte maggiore.
  2. Esposizione al fumo passivo.
    • Il fumo passivo è associato ad un aumento del rischio di sviluppare un carcinoma polmonare di circa il 30%.
  3. Esposizione ad agenti cancerogeni ambientali (per esempio, per un lavoratore in ambienti a rischio con fumi ed inquinanti di vario genere).

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Prevenzione:
L'abolizione del fumo di sigarette consentirebbe l'eliminazione dell'80% dei tumori al polmone. Esiste una correlazione diretta, statisticamente provata, fra insorgenza di neoplasie polmonari, fumo di sigarette, numero di sigarette fumate e durata all'abitudine del fumo. Se un fumatore smette di fumare, il rischio di sviluppare la malattia si riduce progressivamente e, dopo 10-15 anni, le possibilità che si ammali sono identiche a quelle di una persona che non ha mai fumato.

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I segni:
È importante riferire prontamente al medico curante:

  • Tosse insistente, stizzosa, che può essere secca o produttiva con emissione di catarro, e che non si attenua con i comuni mezzi medici
  • Voce bitonale (abbassamento della voce)
  • Fatica a respirare (dispnea)
  • Dolore toracico persistente
  • La presenza di sangue nell'espettorato. Questo è un segno tardivo, e appare conseguente alla erosione dei piccoli vasi da parte della neoplasia. Il sangue può comparire come una semplice striatura ematica dell'escreato (emottisi) oppure in quantità molto superiore (emoftoe)
  • L'accrescimento del tumore a livello del mediastino (la parte centrale del torace compresa tra i polmoni ed il cuore) può dare origine ad un vasto corredo di sintomi che si raggruppano sotto il nome di "Sindrome Mediastinica", dovuti alla compressione o alla infiltrazione delle strutture anatomiche presenti a questo livello. Si può cosi manifestare:
    • con singhiozzo o con la paralisi diaframmatica per il coinvolgimento del nervo frenico (nervo che provvede all'innervazione del diaframma)
    • prevale la disfonia (difficoltà alla fonazione) o l'afonia (perdita più o meno totale della voce) se è coinvolto il nervo laringeo ricorrente (nervo degli organi di fonazione)
    • si può avere disfagia (difficoltà alla deglutizione) per compressione, dislocazione o infiltrazione dell'esofago
    • mentre in seguito a interessamento del pericardio (il foglietto di rivestimento del cuore) possono comparire aritmie
    • tamponamento cardiaco per la formazione di un versamento pericardico.

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Diagnosi precoce:
Se si appartiene alla popolazione a rischio (si fuma oppure si lavora in un ambiente a rischio [con fumi ed inquinanti di vario genere]), si consiglia di effettuare dei controlli periodici usando una serie di test:
  • L'RX del torace
    Questo è di solito il primo esame da effettuarsi in caso di sospetta neoplasia polmonare.
  • La TAC del torace
    Questo test è uno strumento indispensabile nella diagnosi di neoplasia polmonare perché non solo permette di eseguire la diagnosi in caso di RX torace negativo, ma permette anche di definire meglio l'estensione del tumore primitivo, il coinvolgimento linfonodale e la presenza più o meno di metastasi parenchimali polmonari, condizionando così anche il successivo approccio terapeutico.

Gli altri esami che permettono l'identificazione istologica della neoformazione polmonare sono, in ordine crescente di invasività:

  1. L'esame dell'escreato
    eseguito su almeno tre campioni, è l'esame più semplice e meno costoso (consiste nell'analisi citologica delle cellule nello "sputo" del paziente)
  2. La broncoscopia
    che permette la visione diretta dei bronchi
  3. L'agobiopsia percutanea sotto guida TAC
    cioè il prelievo, mediante un ago introdotto dall'esterno della parete toracica, di alcune cellule dalla lesione sospetta.
Gli esami complementari di stadiazione:
  • L'ecografia o la TAC dell'addome
  • La TAC dell'encefalo
  • La scintigrafia ossea total body.

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Perché diagnosi precoce:
È noto da tempo che la miglior strategia per controllare il carcinoma polmonare è la riduzione del fumo di sigaretta nella popolazione. Tuttavia, anche dopo aver smesso, i soggetti che hanno fumato per lungo tempo conservano un elevato rischio di sviluppare carcinoma polmonare. Questo tipo di neoplasia, quando è diagnosticata per la sintomatologia clinica, ha scarsi risultati in termini di sopravvivenza (10-16% a 5 anni). Se la neoplasia è abbastanza piccola da essere rimossa chirurgicamente, i risultati sono migliori, più del 70% per lo stadio 1, per cui si è ipotizzato che i fumatori di vecchia data ed altri soggetti ad alto rischio potessero trarre beneficio da una diagnosi precoce.

La tomografia computerizzata è in grado di identificare una neoplasia polmonare in stadio iniziale.

L'Early Lung Cancer Action Project (ELCAP) ha dimostrato che la CT spirale è in grado di svelare la presenza di tumori polmonari in volontari ad alto rischio, con un tasso di resecabilità del 96% ed una percentuale di stadio 1 superiore all'80%.

L'iniziale elevato numero di falsi positivi è stato ridotto dalla CT ad alta risoluzione (HKCT) con un complesso algoritmo per la ricostruzione 3-D della crescita tumorale.
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Dal dottore:
L'approccio terapeutico nelle neoplasie polmonari è strettamente condizionato dallo stadio di malattia al momento della diagnosi.

Il trattamento comprende:
chirurgia
radioterapia
chemioterapia

Chirurgia
E’ l'unica metodica che offra al paziente una reale possibilità di cura, in quanto la sopravvivenza diminuisce drasticamente con il progredire dello stadio di malattia - ma solo un terzo dei pazienti è candidabile all'approccio chirurgico al momento della diagnosi. Il tipo di intervento varia in relazione alle dimensioni ed alla posizione del tumore, al coinvolgimento più o meno esteso dei linfonodi intratoracici:
  • nelle forme di dimensioni minime e periferiche può essere sufficiente eseguire una lobectomia (ovvero l'asportazione di un solo lobo polmonare)
  • nelle forme di dimensioni maggiori o più centrali può rendersi necessario eseguire una pneumomectomia (asportazione di un intero polmone) più o meno allargata alla pleura o al pericardio.
Talora, può persistere un tipico dolore post-toracotomia in sede di ferita, che può essere difficile controllare con gli usuali farmaci antidolorifici e che può persistere per mesi dopo l'intervento.

Sono candidabili all'intervento chirurgico radicale gli stadi I e II, pur con diversa prognosi di sopravvivenza, variabile dal 60 all'80% in stadio I fino al 20-30% negli stadi II.

Ma in realtà, l'intervento ideale è quello che offre la maggiore radicalità con il minimo danno funzionale.

Radioterapia
La radioterapia palliativa è indicata nel controllo loco-regionale della malattia e nel trattamento delle localizzazioni neoplastiche secondarie, specialmente in quelle encefaliche ed ossee.

Chemioterapia
Talvolta può rendersi necessario eseguire una chemioterapia prima dell'intervento chirurgico (chemioterapia neoadiuvante) al fine di ridurre le dimensioni del tumore. I tumori in stadio III non sono potenzialmente operabili ed il trattamento di scelta è rappresentato dalla combinazione radio-chemioterapica, con percentuali di sopravvivenza a cinque anni intorno al 15%. Nel IV stadio, il trattamento di elezione è rappresentato dalla chemioterapia e la sopravvivenza di questi pazienti a cinque anni varia dall'1 al 4% con una sopravvivenza mediana intorno ai 6 mesi. Lo standard terapeutico di questi pazienti non è uniforme né all'Europa o all'America, né da centro a centro. Diversi studi clinici hanno dimostrato che la polichemioterapia è meglio della monochemioterapia e il farmaco cardine delle neoplasie polmonari è il cis-platino.

In realtà il trattamento chemioterapico, con i mezzi oggi a disposizione per il controllo degli effetti collaterali, si è dimostrato in grado di controllare parte dei sintomi correlati alla malattia neoplastica. Diversi studi hanno infatti dimostrato la capacità della polichemioterapia nel controllo di sintomi quali:
  • il dolore (44-77%)
  • la dispnea (46-78%)
  • la tosse (45-70%)
  • l'emottisi (>90%)
  • l'astenia (50-58%).

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